Dov'è stanotte una parte di me.

Stanotte una parte di me è da un’altra parte. È ad un festival in un posto che non conosco in quel di Pinerolo dove in questo momento sono riunite una serie di persone che si sono appropriate di una parte del mio cuore in quel modo unico che per me vuol dire per sempre. Al di là del fatto che loro lo sappiano. Al di là del fatto che le nostre vite continuino o meno a correre su binari paralleli. Chi lo sa. Lì ci sono persone che ancora non conosco davvero e che ho tanta voglia di conoscere e che per qualche motivo strano non riesco a conoscere. Sarà perché una parte di me sa che nel momento in cui le conoscerò, qualcos’altro in me cambierà per sempre. Lì ci sono due persone che rapresentano per me così tanto che credo che nemmeno loro se ne rendano conto. Forse loro non sanno come vorrei essere lì con loro in questo momento. Per esserci nel momento dell’emozione forte. Per condividere quell’emozione così forte. Per ritrovare nel cielo la mia stella, che oggi ancora mi manca più che mai. Vi abbraccio entrambi. Vi stringo entrambi. Mi riapproprio della mia stella. Si è giunta l’ora di tornare a Bussana. 

Barbera del Tennessee.

Tra i vigneti delle langhe è un po’ come essere in Tennessee. Una macchina sull’autostrada, un’amica che lotta per tenere gli occhi aperti, un amico che è un vulcano, un Johnny Cash che va in giro e io che guardo fuori in attesa che la mia vita dia il giro. E c’è una luna a cui mancano solo i baffi da stregatto tanto è perfetta all’orizzonte alle 4 del mattino. E anche se i battiti nel torace non vogliono rallentare, ancora una volta mi ripeto che tutto serve. Serve anche la fatica, a volte, serve alzarsi con la paura e addormentarsi senza. Potevo fare meglio? Si, si può sempre fare meglio. Ma sul momento no. Sul momento ho fatto esattamente tutto quello che potevo fare. Quindi va bene così. Arrivo in cima ad una collina tra i vigneti. Da una botte di legno esce barbera a fiumi e una fila di piemontesi bruciati da non so quale sole del Tennessee si spingono per riempire il calice. Io il mio calice me lo volevo portare a casa ma è andato in frantumi nel parcheggio di uno chef express che si rifiuta di fare i panini in piena notte. Non importa. Sarà per il prossimo calice. Sarà per il prossimo panino. In cima a quella collina c’è un borgo in festa. C’è una sfilata con piccoli stambecchi che camminano storti sui tacchi troppo alti, ci sono dei film proiettati sulle pareti di un palazzo con davanti 4 sedie rigorosamente vuote, c’è un castello e un palco sotto il castello e tutta una storia di leggende tra band rivali in nome di un intramontabile rock’n roll che questa notte si contendono un eroico batterista. Ci sono io che nonostante sia salita sulla macchina in corsa non riesco ancora a sentirmi libera. Ci sono io che nonostante non riesca ancora a sentirmi libera mi sento fiera. È l’integrità che conta. Perché è sempre più facile prendersela con gli altri e scaricare sugli altri valigie di letame, è sempre più facile galleggiare in semplici questioni di potere, utilizzare la carta utile al momento giusto solo per difendere il proprio potere, piuttosto che rimanere integri. Vada come vada sono rimasta integra. Vada come vada sono rimasta lucida. E un po’ come gli stambecchi di 19 anni sulla passerella mi sembra che in questo momento tutti stiano camminando un po’ storti troppo impegnati nel diffondere pillole avariate di insicurezza a destra e a sinistra in testa ai malcapitati spettatori.  Forse è il barbera, forse è la stanchezza di un anno difficile, forse è solo perché non c’è nulla di più fragile e pericoloso del potere. Il potere lo puoi perdere in un solo istante, quello che hai dentro no. Quello non lo perderai mai.

I vigneti sembrano non finire mai, Johnny Cash non finirà mai, la luna perfetta è il migliro digestivo che sia mai stato inventato e io proteggo quello che ho dentro con tutta la forza che ho. Perché è l’unica cosa che non perderò mai.

Vale la pena farci un investimento.

Vale la pena investirci una vita.