Attività mentale che si svolge grazie al cielo solo durante il sonno, caratterizzata da impressioni visive degne di una tragedia greca, sensazioni e pensieri non coordinati tra loro logicamente ma esprimenti tutte le parti di me, anche quelle che non sopporto. Voci, quelle che ho chiuso in un cassetto così profondo che si apre solo quando dormo. Ermytage è la fase in cui il cassetto si apre e le immagini vengono liberate. Di Anna Ponti.
Una guerra e mille colori.
La settimana scorsa per la prima volta ho sperimentato fino in fondo cosa voglia dire provare dolore nel vedere i propri ideali calpestati. Chi ha più anni, cultura ed esperienza di me sapeva già come sarebbero andate le cose. Nella mia ingenuità e mancanza di esperienza non sono riuscita a rendermi conto dello stato reale delle cose. Non sono riuscita a guardare oltre il mio giardinetto abbastanza in tempo da proteggermi dalla sofferenza provata nel focalizzare all’improvviso un panorama arido, duro e povero come quello che mi si è così clamorosamente palesato difronte. Strano parlare di sofferenza oggi come oggi, quando si parla di “semplici” ideali. Sarà strano ma per quanto mi riguarda non posso utilizzare nessun’altra parola. E mi sono anche messa profondamente in discussione. E nel mettermi in discussione ho capito di aver tralasciato delle questioni importanti, perché mi parevano ovvie, come ad esempio il fatto che diventiamo davvero padroni e responsabili del nostro giardinetto solo dopo aver guardato cosa c’è nel mondo. E che possiamo definirci padroni di un giardino, solo quando ci riferiamo a quei meravigliosi pezzi di terra conquistati, giorno dopo giorno, confronto dopo confornto, coltivando il seme della nostra libertà. E non parlo solo di libertà di pensiero parlo di libertà di esistere. Dentro sento di essere libera di esistere. Fuori di me c’è e ci sarà ancora per tanto tempo una grande guerra. La mia personale guerra in difesa dei miei ideali. Perché se oggi abbandono con i lacrimoni la pretesa di poter cambiare le cose, non smetto e non smetterò mai, di fare in modo che esse non mi cambino. Per questo continuerò a indossare mille colori. Semplicemente perché continuerò a viverli.
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