Il suono della sopravvivenza.

Il 1 giugno 2009 un aereo dell'Air France diretto a Parigi Charles de Gaulles scompare dagli schermi radar mentre era in volo sull'oceano Atlantico. Un puntino lampeggiante che si volatilizza all'improvviso. Un bip bip che diviene silenzioso. Una lucciola che in un'istante decide di privarci della sua magia. A bordo di quel volo c'erano 228 persone di cui 10 italiani. 228 storie che si sono incrociate proprio lì, al check-in a Rio de janeiro. Quel dannato check-in verso un altro mondo, una realtà parallela, magari un'isola invisibile come quella di lost o semplicemente verso la fine. Le storie del 1 giugno 2009 in realtà non sono 228 ma 229. La storia numero 229 è quella di un ragazzo di Genova che chiameremo Mario, il cui finale è cambiato in pochi minuti quando Claudia, hostess dell'Air France l'ha convinto a cambiare volo. C'era un aereo in partenza poco prima dell'airbus della morte, Mario era arrivato in anticipo e desiderava viaggiare comodo. Claudia insiste, per qualche strano motivo non gli permette di dire di no, tanto da rimanere a discutere con lui per almeno un quarto d'ora. I colleghi di Mario decidono di non cambiare volo e lui da solo si lascia convincere e decide di partire in anticipo sull'aereo della grazia. Mario sorvola l'atlantico, si addormenta, si risveglia, osserva la periferia di Parigi dall'alto e rimette piede a terra. Il rumore di quel primo passo è stato il primo suono della sopravvivenza. Quel giorno 228 storie sono finite, una è cambiata per sempre. Perché sopravvivere non è semplice. Nella sopravvivenza sono racchiusi i significati più profondi dell'esistenza: la gioia e il dolore, la rinascita e la decomposizione, la libertà e la paura, la ribellione e l'accettazione. Sopravvivere è una delle responsabilità più grandi che la vita ci possa mettere tra le mani. Una violenta imposizione di lucidità e di felicità sotto gli occhi di 228 occhi spenti per sempre. Mario e la sua famiglia hanno ricevuto questa grazia e hanno deciso giorno dopo giorno di continuare a onorarla. La celebrano semplicemente vivendo nel profondo, per poter alimentare, un gesto dopo l'altro il flusso dell'esistenza. Nutrirla continuando a muoversi, a dare e ricevere, piangere e ridere, amare e poi spesso lasciare andare. Mario è come un angelo con un'ala bianca e una nera. I colori di chi ha toccato in un solo giorno il tutto e il nulla. E nessuno ha mai dimenticato Claudia. Ci è voluto un po' prima di riuscire a ritrovarla perché l'Air France non voleva formire i suoi dati. Alcuni amici di Mario l'hanno incontrata proprio lì al check-in di Dio, a Rio, quando lei piangendo ha detto che non avrebbe mai potuto dimenticarsi di quel ragazzo al quale senza rendersene conto quel giorno aveva salvato la vita. In Italia c'è poi stata una settimana di Claudia Party. Una settimana di festa insieme a lei e per lei, accompagnata da un retrogusto dolceamaro.
Perché i sopravvissuti non possono solo gioire. I sopravvissuti si portano sulle spalle la densità di ogni giorno di respiro in più che hanno. Questà densità però si può trasformare in energia, rapida e leggera. La forza di far sentire anche agli altri, a tutti coloro che non hanno ricevuto alcuna grazia, qual'è il vero gusto della vita. Ed è in questo modo, agendo con il cuore in mano, osservando la magia racchiusa nei piccoli gesti, entrando in punta dei piedi nella vita degli altri, onorando ogni alba e ogni risveglio, che la bilancia ritrova l'equilibrio e il flusso della vita la sua direzione. Io non sono Mario e un po' mi dispiace. Perché vorrei anche io, ogni mattina e ogni sera osservare il cielo con la piena consapevolezza di guardarlo dalla prospettiva migliore. Ringrazio la madre di quel ragazzo di Genova che mi ha raccontato questa storia, mentre delicatamente con il suo obiettivo rubava attimi di emozione in un giorno molto importante per la mia famiglia.