Dalla testa e dalla pancia.

C'è una stanza in cui tutto si azzera. Un luogo in cui il passato scompare e una luce madreperla, compatta e leggera avvolge le pareti, la pelle e il respiro. Prima di entrarci metto da parte tutto quello che mi porto dentro. Metto a tacere tutte le tracce di me. Dimentico il luogo in cui sono stata concepita, l'aereo appena nata, l'inquietudine che danza intorno al fuoco dei miei occhi. Dimentico la cartolina della mia anima. Spedita dalla Russia con amore. Dimentico le persone che non ci sono più. Metto da parte ogni errore e ogni insicurezza. Ogni strappo, ogni momento felice, ogni trasformazione e ogni desiderio. Prendo tutte le cose che mi porto dentro e le lascio lì, in un cestino appoggiato per terra sopra uno zerbino dove c'è scritto solo “Adesso”. È in quel luogo fuori dal tempo che mi concedo la possibilità di essere felice. È in quel caldo e morbido nido di cotone che smetto di avere paura. La vita è così. È una prova di coraggio. È un pensiero che dalla testa ha bisogno di ritornare alla pancia per ritrovare il proprio significato. Perché la pancia non conosce pause di riflessione. Incessantemente cerca nutrimento e soddisfazione.

La tregua dalla mia storia dura un solo istante. Giusto il tempo di nutrirmi e dire grazie. La porta si riapre e tutto ciò che mi porto dentro inizia ad arrampicarsi sulle pareti del cestino del presente. E in mezzo a tante storie e tante domande ci sono due occhi che non smettono di parlarmi. Mi seguono con amore in ogni gesto e in ogni passo. Sono la sospensione in un tempo infinito. Un vuoto profondo in cui ci sta tutto quanto.