Una guerra e mille colori.

La settimana scorsa per la prima volta ho sperimentato fino in fondo cosa voglia dire provare dolore nel vedere i propri ideali calpestati. Chi ha più anni, cultura ed esperienza di me sapeva già come sarebbero andate le cose. Nella mia ingenuità e mancanza di esperienza non sono riuscita a rendermi conto dello stato reale delle cose. Non sono riuscita a guardare oltre il mio giardinetto abbastanza in tempo da proteggermi dalla sofferenza provata nel focalizzare all’improvviso un panorama arido, duro e povero come quello che mi si è così clamorosamente palesato difronte. Strano parlare di sofferenza oggi come oggi, quando si parla di “semplici” ideali. Sarà strano ma per quanto mi riguarda non posso utilizzare nessun’altra parola. E mi sono anche messa profondamente in discussione. E nel mettermi in discussione ho capito di aver tralasciato delle questioni importanti, perché mi parevano ovvie, come ad esempio il fatto che diventiamo davvero padroni e responsabili del nostro giardinetto solo dopo aver guardato cosa c’è nel mondo. E che possiamo definirci padroni di un giardino, solo quando ci riferiamo a quei meravigliosi pezzi di terra conquistati, giorno dopo giorno, confronto dopo confornto, coltivando il seme della nostra libertà. E non parlo solo di libertà di pensiero parlo di libertà di esistere. Dentro sento di essere libera di esistere. Fuori di me c’è e ci sarà ancora per tanto tempo una grande guerra. La mia personale guerra in difesa dei miei ideali. Perché se oggi abbandono con i lacrimoni la pretesa di poter cambiare le cose, non smetto e non smetterò mai, di fare in modo che esse non mi cambino. Per questo continuerò a indossare mille colori. Semplicemente perché continuerò a viverli.

4 commenti:

Saul Williams ha detto...

Ci sono volte in cui gli occhi che lacrimano non sono un abbandono ma dita che schiacciano fuori un'energia che pensiamo nascosta in angoli troppo lontani per essere recuperata. Ci vuole tempo, come per quei pezzi di pianoforte di Philip Glass che ci mettono dieci minuti a svelarsi, lentamente, nota dopo nota. Ma è tempo importante, la valuta più solida che tu possieda.
Proteggili i tuoi ideali. Non sventolarli ogni tre per due, non lasciare che il vento fuori li scolorisca e fai attenzione che la pioggia non li faccia ammuffire. Proteggili e tirali fuori solo quando ne vale davvero la pena.
Solo così credo si possa girare il mondo e tenere verde il proprio giardino.

Ermy Kay ha detto...

Mi prendo il mio tempo allora. Per raccogliere tutta questa nuova energia e trasformarla. E cercherò di proteggere quello che mi porto dentro. Perché solo io posso farlo. E spero tanto che non sia abbandono, mostrare senza vergogna preoccupazione e incertezza. Spero che possa essere ancora una volta, la mia forza di domani. Stasera ascolto Philip Glass e mi riapproprio con più lucidità di me stessa. Ti ringrazio.

Anonimo ha detto...

Già, che siamo in vena di ringraziamenti..Ti ringrazio anche io, Ermy!
Stamane per la prima volta, forse da tutta una vita, mi sono alzato sentendomi stanco..stanco dentro..e dopo una passeggiata nei caruggi in cui ho forzatamente accantonato e rinchiuso quella sensazione..che ho ammesso solo con me stesso (ed ora con Te)quando mi sono messo al Pc, ho incontrato per caso il tuo blog..l'ho letto.. mi sono piacevolmente compiaciuto di specchiarmi nelle tue parole di presentazione, di ritrovarmi un pò nei Tuoi post e sentirmi come in compagnia di qualcuno che mi assomiglia..ed infine..mi stò rilassando! dunque, non mi resta che dirTi..GRAZIE! ..di avermi donato un pò dei tuoi colori in una mattinata che era iniziata col grigio.

..e mi raccomando, Hold on! un giardino è duro da curare, ma difficilmente se lo si innaffia diventa arido..anzi per quanto disordinato, sarà sempre pieno di vità e di colori intensi..;)

el principe el prerrete

Saul Williams ha detto...

"I surrendered my beliefs
and found myself at the tree of life
injecting my story into the veins of leaves
only to find that stories like forests
are subject to seasons"