Pasquetta o non pasquetta, la questione dei rimpianti.

Parti o non parti parti o non parti. Parti. Ma quante sono le volte che una decisione costa una rinuncia? Quasi sempre. Tranne che per quegli strani astrologici momenti in cui tutto sembra cadere dal cielo senza che tu abbia fatto nulla per ottenerlo. Tutto sembra cadere dal cielo a meno che tu sia uno di quegli strani esseri umani che dietro ogni cosa che accade legge uno strano, preciso, matematico disegno per cui ogni azione che hai compiuto ha contribuito a farti piovere dal cielo quella roba lì. Bene. Io sono uno di quegli esseri umani (O alieni o fate. Non lo penso io lo pensa qualcuno. Io penso solo di essere un po’ strana). Ogni cosa che mi accade viene dal mio cervello rapidamente rielaborata e tutto trova un senso, una spiegazione, una logica, tutto pare incredibilmente perfetto se non per un motivo: quasi mai, alla fine accade quello che speravo che accadesse. E nell’ultimo periodo mi è caduto dal cielo tutto quanto. Bene. Detto questo. Sicuramente anche io rientro negli stereotipi. Si perché dal di fuori, potenzialmente oguno di noi rappresenta uno stereotipo. Io sono lo stereotipo Amélie, fricchettona fighetta, ribelle per dimostrare qualcosa a qualcuno, romantica stile Beverly Hills 90210, Pollianna. Bene. Non riesco ad uscire dagli stereotipi a meno che io pensi che lo stereotipo sia un’etichetta che qualcuno ti appiccica addosso e che la percezione di chi sei dipenda soltanto da te stesso. Bene. Rimane il fatto che io sono io, che quello che ho vissuto lo conosco soltanto io, che la mia storia non è uguale a quella di nessun altro, che questo, credo, spero, faccia di me un individuo. Bene. A questo punto. Ritorno al punto non punto. Parto o non parto. Parto. E dentro questo parto, oltre ad un potenziale cesareo ci sta tutto quanto. Ci sta la mia primordiale contraddizione personale: istinto e razionalità allo stato purissimo. Parto perché mai nella vita mi sono tirata indietro difronte all’ignoto, ma parto con un salvagente, una pinna (non due perché una la dimentico a casa) un tom tom che non riesco a capire  e una bussola che non so leggere. Quindi mi ritrovo di nuovo qui. Son partita, partita in quinta, ho camminato un po’ sulla luna, mi sono sentita dire per l’ennesima volta “sei un essere speciale”, mi sono sentita lusingata dal fatto di sentirmelo dire, il cuore non ha fatto una piega si è solo pompato un po’ e la persona per cui il mio cuore non solo ha fatto una piega ma ha fatto un volo pindarico, emozionale, distruttivo, eccessivo, stravolto….non risponde. Ad un semplice messaggio non risponde. E secondo voi perché non risponde? Perché dietro quel semplice messaggio ci stavano dietro tutte queste cervellotiche rielaborazioni da Amélie, fricchettona fighetta, ribelle per dimostrare qualcosa a qualcuno, romantica stile Berverly Hills 90210, Pollianna. E quindi dico. Parto. Poi non arrivo da nessuna parte. Ma va bene così. Perché in quella piccola, minuscola frazione di secondo, durata più di una settimana io mi sono sentita la persona più felice del mondo o se non felice mi sono comunque affacciata al balcone del terrazzo magico della mia casa magica e ho pensato cose che mai avevo pensato prima e ho creduto di poter volare e se non fosse arrivata la mia più cara amica che per caso ha trovato casa al secondo piano del mio palazzo forse mi sarei buttata giù pensando di poter volare davvero tanto ero felice e ora….e ora ho i piedi per terra. Lo stomaco sottosopra e continuo a credere fin o in fondo nell’amore che sento e nel fatto che non riesco a leggere le bussole. Bene. Parto.Ora parto di là. Vado a fare il bucato perché domani non avrò tempo e penso: Bene. Ho fatto un altro volo ora ricominciamo a camminare dove capita, cercando di evitare le merde gialle di cani che a veder il colore della loro merda mi viene da pensare che c'è chi sta peggio di me.

2 commenti:

Caty ha detto...

^-^ , è bello leggerti

Ermy Kay ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.