Valigie sul pavimento.

Sfacettature silenziose. Negli occhi troppo piccoli. Nel sentire senza dire. In un sorriso cupo. Una scarpa per terra, una lettera mai aperta, un codice dimenticato. Il file non si apre. L’applicazione non è aggiornata. Poche ore già sono troppe. Poche ore sono troppo poche. Le molecole non sono compatibili. Butto i vestiti in una valigia. Una valigia nuova più piccola di quella del giorno prima. Non disfo le valigie. Il pavimento è pieno di valigie ancora piene. Non voglio portarmi dietro nulla per non dimenticare nulla. Dimentico comunque qualcosa. Mi dimentico come si fa a dire voglio andare via. Mi dimentico come farsi chiedere di restare. Un viaggio lungo i binari. Il paesaggio non ha dettagli è solo un temporale. Attraverso il temporale. Mi addormento. Sogno che sono le 8 del mattino che è domenica e che c’è troppo rumore. Riapro gli occhi e il temporale è finito. Ricomincio a respirare piano. La città mi accoglie un’altra volta a braccia aperte. Afa. L’Afa è finita. C’è solo più il sole e l’aria è asciutta. Ritrovo il mio orizzonte. È nitido. È perfetto. Non posso vivere in una città senza orizzonte. Non esiste una città possibile se non c’è un fiume. Se non vedo le colline non posso fuggire. Trascino i piedi sul pavé. I sandali cercano di starmi dietro. Riapro casa. Butto sul pavimento un’altra valigia. Sembra ancora più piccola di prima. Non mi fermo. Non mi soffermo sulle immagini. Le immagini mi inseguono. Sotto la doccia qualcuno mi sussurra parole finte in un orecchio. Sembrano delle caricature ma non lo sono. Sono maschere che forse nascondono il nulla. Stacco le cuffie. Spengo lo stereo. Rivoglio il mio silenzio. Lasciatemi solo le sensazioni. E l’intensità. I pezzi non si incastrano. Li lascio dove sono. Non voglio unire i puntini e non voglio capire. Non riesco a chiudere l’acqua. Domenica mattina. Sono le 11 e non c’è rumore. Sulle montagne c’è ancora un po’ di neve. La neve presto scomparirà perché io sto di nuovo correndo verso il sole. Mi brucio e non me ne accorgo. L’attenzione è dentro di me. Fuori c’è solo troppa umidità. Sfacettature silenziose. In una luce che vedo solo io. In un capitolo senza capo ne coda. Prendo in mano la valigia più piccola e comincio a disfarla e ci trovo dentro un pensiero che avevo dimenticato. Non ci siamo divertiti. Abbiamo fatto l’amore.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"tutt’altra cosa è il discorso, il soliloquio, l’a parte, che accompagna questa storia senza mai conoscerla. Il principio stesso di questo discorso (e del testo che lo rappresenta) è che le sue figure non possono disporsi: ordinarsi, progredire, concorrere a un fine (a una sistemazione): tra le verie figure, non ce ne sono di prime e di ultime".R.B Frammenti di un discorso amoroso.

Anonimo ha detto...

Esperienze. Odore, sudore, felicità e leggerezza a volte. Sai cosa significa vivere, o per lo meno lo sai esprimere.