Dimmi solo una cosa.

Stringo gli occhi. Li stringo per bene. Perché bruciano per il freddo, bruciano per l'alcool, bruciano perché c'è qualcosa di eterno nell'aria, qualcosa che mi fa vibrare i polpastrelli delle dita come fossero fisarmoniche. Che pensi? In realtà penso ad un sacco di cose. E sono tutte stupide e sono tutte un salto nel futuro o nel passato. E in mezzo a tutte queste stupidaggini mi viene in mente che l'unica cosa vera è che la pelle è molto più intelligente della testa. E quella è l'unica cosa che dico. Voglio godermi un istante per quello che è. In silenzio e con gli occhi che bruciano come le mani che si scongelano quando entri all'improvviso in un posto caldo dopo aver attraversato il freddo. E fanno sempre un po' male le mani quando si scongelano all'improvviso. Anche tu dici solo una cosa. Non so più niente. Nemmeno io lo so. E forse è per quello che siamo qui, così, all'improvviso, alla sprovvista, senza nemmeno avere avuto il tempo di iniziare ad avere paura. Mi sveglio con il cuore in gola. Tutto è ancora lì. Esattamente dove l'avevo lasciato. Gli stivali per terra in mezzo al corridoio. Il gatto in un sacchetto di carta abbandonato. Una bustina di moment aperta sulla scrivania. Gli occhi continuano a bruciare e mi viene da pensare che la cosa più reale delle ultime ore è stato il rumore degli zoccoli dei cavalli che rimbombavano in via Po. Mi alzo dal letto, ricomincio a vivere, con un attimo di eternità in più sotto i piedi con cui radicarmi meglio a questa terra.

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