Uno scarrafone merita di morire?

L’altra mattina ce l’ho fatta. Appena mi sono alzata sono riuscita a fare quella cosa difficilissima del cambiare la mia prassi mattiniera per imparare ad essere più flessibile. Allora appena la sveglia ha suonato (io ero già sveglia da venti minuti) mi sono alzata e con passo da guerriero armato di tutto punto  contro acerrime abitudini mi sono avviata in bagno per fare la doccia prima di fare colazione. Ma è cosa nota come in ogni guerra degna di memoria  i nemici siano tanti, si nascondano ovunque e si possano palesare in qualsiasi momento. Nel mio caso nel momento in cui ho aperto la porta del bagno.  Perché quando ho aperto la porta del bagno ho sentito per la prima volta una vera nostalgia di quella impavida e  onesta donna che è mia madre. Perché per terra, ribaltato sulla propria sudicia corazza ma pronto a riscattarsi con una corsa da maratoneta mi attendeva un famigerato, lurido, infimo scarrafone. Non ho mai avuto particolari problemi con gli esseri viventi di qualunque genere poiché cresciuta in mezzo alla natura nonché probabilmente concepita vicino alla giungla in sudamerica, abituata da subito a giocare con i vermi della pioggia (quelli che sui prati lasciano quei cumuli di fango raggrumato a palline che non ho mai ben capito se sia la loro cacca oppure no magari dopo su wikipedia controllo) a prendere rospi in mano che mi sputavano l’acqua addosso (non il veleno per fortuna siamo in piemonte non in Nicaragua) e allevato vipere finite in casa per sbaglio. Ma gli scarrafoni, o meglio, blatte europee (bisogna conoscere bene il proprio nemico per poterlo annientare) proprio non li tollero. O meglio proprio mi terrorizzano. È in quei momenti che vivere da sola non mi piace. Solo in quei momenti. Perché in quel momento mia madre avrebbe sicuramente impugnato la pantofola e giustiziato la blatta senza pietà e senza la minima esitazione. Io invece no. Magari questo terrore degli scarrafoni è una semplice metafora dello stesso motivo per cui al mattino il mio essere abitudinaria rasenta la psicosi e che non ho ancora ben capito quale sia. Ad ogni modo sono rimasta almeno per 30 secondi pietrificata difronte all’imprevisto intruso senza riuscire forse nemmeno a respirare. E in 30 secondi uno scarrafone è capace di percorrere almeno un isolato di via Po e soprattutto di scomparire dalla nostra vista e nascondersi non so dove per iniziare a prolificare senza il minimo pudore. . E in quel mezzo minuto l’unica cosa che ho capito è che mi faceva troppo schifo e che era troppo vivo per riuscire ad ammazzarlo. Povera, debole creatura sono io sottomessa a tal punto ad uno scarrafone da non ritenerlo meritevole di morire (e questa potrebbe essere un'altra metafora ma di tutta un'altra storia, quella di ieri sera). L’unica cosa che mi è venuta in mente è stata di correre in cucina, prendere la paletta con la spazzola, verde a forma di foglia con le coccinelle (giusto per rimanere in natura) correre di nuovo in bagno trovando miracolosamente (a volte il fato ci è amico) la blatta ancora lì immobilizzarla con la spazzola trascinarla sulla paletta avere voglia di vomitare vedendolo correre come un pazzo sulle pareti della paletta per fortuna lisce correre fuori e con tutta la forza che può avere un’esile fanciulla come me lanciarlo dal terrazzo. Giu. Verso il cielo. Nel vuoto. Su via Po. Io spero e mi auguro e nel caso chiedo umilmente perdono, che il mio nemico non sia finito in testa ad un malcapitato alla fermata del tram. Se capitasse a me rimarrei traumatizzata per sempre e inizierei a girare con l’ombrello aperto anche con il sole e non credo che avrei gli stessi apprezzamenti che riceveva Rossella O’hara. Ho poi chiuso il lavandino con il tappo, abbassato l’asse del cesso e tappato il bidè e invece di fare la doccia sono andata a fare colazione. Ho pensato che come variante una blatta nel cesso fosse più che sufficiente per dissacrare il mio sacro momento del risveglio.

E ora speriamo solo che i cugini di scarrafone non scoprano dove abito perché dopo un lancio dal quarto piano ho paura che la vendetta possa essere definitiva.

Stasera arriva una sorpresa. Fra mezzora. Che mi cambierà la vita.

1 commento:

Doña Inés ha detto...

Questa me l'ero persa...non ho però perduto ciò che ti ha già cambiato la vita!